Ci sono state Inter migliori rispetto a quella vista ieri sera allo Stadium. Squadra poco reattiva, poco brillante, fisica sì ma atleticamente discutibile (Rabiot che supera in corsa Barella ne è un esempio). Ma la vittoria a Torino, che non arrivava da novembre 2012, deve rappresentare una iniezione di fiducia di cui l’ambiente nerazzurro, che negli ultimi tempi vedeva aleggiare troppe nuvole sulla testa, aveva tremendamente bisogno. Una vittoria di corto muso per dirla alla Allegri, una vittoria sporca che non guarisce tutti i mali di una squadra apparsa inferiore alla Juventus per quasi tutto l’arco della partita sotto il profilo dell’intensità e della voglia, ma lo spirito di gruppo si è esaltato nelle difficoltà, con un pizzico di fortuna, ma anche con la voglia di non mollare mai.
Anche ieri sera l’attacco ha stentato, idem il centrocampo con il solo Brozovic a cantare e portare la croce, chi ha giganteggiato è stata la difesa tenuta in piedi da Skriniar. Il resto c’è poco da salvare. Anzi: mai visto un Bastoni così in difficoltà, di un Correa così avulso ci facciamo ben poco. Ora l’interrogativo è questo: se Inzaghi riuscirà a recuperare i vari Barella, Perisic, Lautaro e Dzeko in fretta (di testa e di fisico) allora per la corsa scudetto ci siamo anche noi, altrimenti è dura.
E’ vero che nelle ultime otto di campionato (sette più il recupero contro il Bologna, se ci sarà) l’Inter affronterà quasi tutte squadre della seconda metà di classifica ma bisogna che si verifichino due condizioni: che Milan e Napoli perdano colpi e che la squadra di Inzaghi vinca sempre. E dopo ieri sera qualche dubbio c’è.
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