Milito a tutto tondo: Lautaro-Correa, Conte-Inzaghi e un po’ di amarcord…


Diego Milito, eroe dell’ultima Champions sollevata dall’Inter, questa sera sarà presente a San Siro nel prepartita di Inter-Real Madrid su Prime Video. Per l’occasione, El Principe ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, toccando diversi temi nerazzurri: Lautaro, Correa, il passaggio da Conte a Inzaghi, la sfida con il Real e il passato.

La crescita di Lautaro e l’arma Tucu

“È cresciuto tanto, non abbastanza. Ha ancora enormi margini perché la sua forza è nella testa: ha idee chiare, ascolta, vuole imparare. Prima si arrabbiava troppo in campo, ora è migliorato anche in questo grazie a una mentalità da top player. Ha preso la strada giusta, ormai. E se prima la scena era tutta per Lukaku, ora è Lautaro il centro dell’attacco: un bene per lui. Se gli ho consigliato io di restare? No, io non gli ho dato alcun consiglio, anche se parliamo spesso. Ragiona con la sua testa, è contento qui. Pare stia rinnovando e spero che resti a lungo“.

Ma riuscirà a trovare l’intesa anche con Dzeko? “Sì, perché ha una caratteristica che hanno solo i grandi: sa mettersi al servizio degli altri, quindi sa adattarsi al partner velocemente. Per questo lo vedo bene anche con Sanchez o con Correa, uno che mi piace tantissimo. Sarà un’arma decisiva perché ha caratteristiche uniche, diverse dagli altri. E per me può fare pure la prima punta: sa segnare, apre le difese, ti punta. È completo e può dare tanto all’Inter anche nelle notti europee“.

Conte e Inzaghi, mentalità e intelligenza

La mentalità vincente resiste, nonostante le cessioni. La squadra ha ricominciato con la stessa dinamica che aveva con Conte: si percepisce la determinazione, la voglia di raggiungere l’obiettivo che è lo Scudetto”. A Milito, poi, vengono ricordati gli errori di Rafa Benitez nel 2010: lo spagnolo, arrivato ad Appiano Gentile per raccogliere la pesantissima eredità di Mourinho, non si integrò mai con il gruppo, tentando di distruggere lo straordinario lavoro svolto dal portoghese. Un rischio che, per il Principe, oggi non sussiste con Inzaghi: “Non credo commetterà errori: è intelligente e non è un caso che prosegua con lo stesso sistema di gioco. La parola chiave è “gestione”, soprattutto dopo una vittoria bisogna saper gestire e Simone lo sa fare. Per ora non sta sbagliando niente, anzi dà la sensazione di essere molto seguito”.

Dove può arrivare questa Inter, quindi, in Serie A e in Champions League? “In campionato è in primissima fila. Lotterà per lo Scudetto anche perché, nonostante le cessioni pesanti, per me si è rinforzata bene: vedo una squadra vera. Ci sono tante formazioni attrezzate, dal Milan alla Roma, senza tralasciare la Juventus che si riprenderà, ma l’Inter è lì”. E in Europa? “Niente è uguale alla Champions e per questo poco o nulla si può sbagliare. L’Inter sta bene, può fare male al Real. L’obiettivo minimo è passare il turno dopo così tanto tempo, l’ultima volta che è successo in campo c’ero addirittura io! E poi, perché non provare a giocarsela anche se ci saranno squadre fortissime?”.

Amarcord: Mourinho, Icardi, Lukaku e…una scelta di vita

A undici anni di distanza dal Triplete, José Mourinho è tornato in Italia in veste di rivale, sulla panchina della Roma. Ma la chat su WhatsApp fra i componenti di di quella squadra leggendaria resiste? “Certo. Quello è il nostro modo di tenerci in contatto. Così adesso dopo ogni vittoria gli facciamo gli auguri in chat”. Un commento, poi, sugli ultimi due bomber della storia nerazzurra: Icardi e Lukaku. “Di Icardi non mi è piaciuta la maniera in cui è andato via: avrebbe potuto dare tanto. Ma si può sbagliare e resta un grande attaccante. Su Lukaku: c’è una cosa che non devi mai fare, promettere qualcosa che non puoi mantenere. Ci può stare che un giocatore come lui che tanto ha dato scelga di andare altrove, ma i tifosi sono delusi proprio per quelle dichiarazioni”.

Nel giorno di Inter-Real Madrid, infine, Diego Milito ha chiuso spiegando il motivo per cui non si trasferì ai Blancos dopo il Triplete: “Ci sono stato vicino, come sono stato poi vicino al Psg, ma l’Inter per me è stata una scelta di vita. Ero al top, ero felice, ero a San Siro che sarà sempre casa”.

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